venerdì 1 luglio 2011

Caterina (e 500 catenelle d'oro)

Quando si dice "razzaccia toscana".....siamo una brutta razza, e quel che e' peggio e' che si infetta pure quelli che son di passaggio (a dimostrazione che la genetica, tante volte, e' una scusa e' basta)
Caterina e' nata a Fiesole, ma toscana non era perdio!
Babbo spagnolo e mamma svizzera, che come tanti son capitati qui e non si son piu' mossi...(chiamali scemi)
La figliola di questo posto se ne innamora, lo vuole capire fino in fondo (chiamala scema, anche lei...)
E Allora, dopo aver imparato 3 accordi di chiatarra (il giro di Do, che piu' o meno lo so fare anche io, il che significa che qualunque deficente ci puo' riuscire) ed essersi fatta regalare un trojaio di registratorino a bobine, comincia a girar per le campagne a frantumare le palle ai contadini perche' gli cantassero le canzoni tradizionali, a fare ricerca etnomusicologica, insomma (che suona molto inclito e colto, meglio, no?)
E dopo aver accumulato un bel po' di 'ste canzoni, comincia a cantarle con la sua chitarrina...Nel 1964, col Nuovo Canzoniere Italiano, partecipa allo spettacolo Bella Ciao che va in scena dal 21 al 29 giugno al settimo Festival dei Due Mondi di Spoleto. In quell'occasione Caterina esegue anche il canto per cui è maggiormente rammentata: Tutti mi dicon Maremma Maremma (Maremma amara), nella versione da lei raccolta sulla montagna pistoiese. Questo canto (in seguito riproposto da molti cantanti fra cui I Gufi, Nada Malanima e Gianna Nannini e di cui si rammenta anche una versione cantata da Amalia Rodrigues), l'accompagnerà per tutta la vita. Nello stesso anno pubblica il suo primo disco La brunettina - Canzoni, rispetti e stornelli toscani per l'etichetta I dischi del sole.

Caterina Bueno: Maremma Amara

Nel 1965 è tra i fondatori del Cabaret 65, nello stesso anno partecipa al Folk Festival 1, che si tiene a Torino dal 3 al 5 settembre.
Nel 1969 partecipa allo spettacolo "ci ragiono e canto N° 2" con la regia di Dario Fo.
Durante uno spettacolo al Folkstudiodi Roma conosce Francesco De Gregori, all'epoca giovane cantautore, e lo scrittura per la tournée del 1971




Verso la fine degli anni '70, durante un'intervista radiofonica sulla Marema trasmessa dalla RAI, Caterina dà la notizia di una assemblea pubblica sulla costituenda centrale nucleare di Montalto di Castro. Questo episodio le vale un mai dichiarato ma ferreo ostracismo da parte della RAI (e oltre) che perdurerà fino alla metà degli anni 2000.
(Caterina, tu fossi stata qui qualche giorno fa, a festeggiar con noi il risultato del referundum sul nucleare....ma son sicura che da qualche parte l'hai sentito..)
Da quel momento la sua attività di cantante riesce a proseguire all'estero, soprattutto in Svizzera e in Francia, ed in Italia soltanto grazie ad ARCI, Case del Popolo e ad altri circuiti alternativi o underground, accompagnata da valenti musicisti di formazione sia popolare che classica, spesso da lei scoperti e promossi.
Nel 1995 si esibisce nuovamente con Francesco De Gregori a Roma: l'occasione è una raccolta di fondi per salvare il Folkstudio, cui aderiscono anche altri cantanti, come Giovanna Marini, immo Locasciulli, Claudio Lolli e Paolo Pietrangeli. Tutti insieme al termine del concerto eseguono un canto anarchico: gli stornelli d'esilio di Pietro Gori meglio noti come Nostra Patria e' il mondo intero....
(ne parlavo ieri di confini....hehehe!)


Nostra patria e' il mondo intero (Stornelli d'esilio)- Pietro Gori


(non sono riuscita a trovare l'audio di quella serata...se qualcuno ce l'avesse puo' darmene notizia?)


Nel 1997 pubblica il CD Canti di Maremma e d'Anarchia, raccolta di brani registrati nella prima metà degli anni '90, con l'eccezione di due brani: una registrazione originale ed un brano registrato nel 1979. Il CD, prodotto con la collaborazione del Folkstudio, viene distribuito come supplemento del numero 29 del settimanale Avvenimenti.
Nello stesso anno il Comune di Firenze le conferisce il “Fiorino d'oro”, la massima onorificenza che la città attribuisce a personalità che abbiano rappresentato in maniera originale e significativa la cultura fiorentina e toscana in Italia e nel mondo



 L'8 agosto 2006 il Consiglio del Comune di San Marcello Pistoiese le conferisce la cittadinanza onoraria, con cerimonia ufficiale all'interno della manifestazione "Sentieri acustici" del 23 agosto 2006.
Il primo settembre 2006, tiene il suo ultimo concerto pubblico a San Giuliano Terme.
La sua scomparsa avviene prematuramente a Firenze il 16 luglio 2007. Riposa nel cimitero fiorentino di Monteripaldi.

Su Wiki pedia (da cui ho vergognosamente copiato gran parte di questa biografia) non c'e' scritto che e' morta precocemente col fegato mangiato da tutti i trojai che aveva bevuto negli anni, che l'avevano ridotta a un'ombra gonfia e barcollante che viveva nel sudicio di un vecchio appartamento....e vabbe', teniamocelo per noi.
Della Caterina c'e' una canzone che mi strugge da almeno trent'anni, un po' perche' son tutte belle, ma questa ha una storia semplicemente incantevole, che copio-incollo dal sito AntiWarSong:

"La canzone popolare toscana ha, come dire, una sua "nonna". Si tratta di una canzoncina, precisamente una ninna-nanna, raccolta quarant'anni fa (nel 1965) da dalla principale folksinger toscana, Caterina Bueno nelle campagne tra Barberino Val d'Elsa, Colle Val d'Elsa e San Gimignano, da un'anziana donna chiamata Pia Calamai.

Una ninna-nanna, ma con una storia complessa ed emozionante (almeno per chi ama le tradizioni popolari della propria e di altre terre). La riduzione a ninna-nanna (o comunque a canzone genericamente "per bambini", a filastrocca, ecc.) è tipicissima della limatura operata dalla tradizione orale rurale su testi nati per narrare dei fatti assai differenti, spesso con l'innesto di tratti che non è errato definire mitologici e che si rifanno a tradizioni già spente da millenni, ma tramandate di bocca in bocca perdendo i connotati originari ma mantenendo, per così dire, una flebile e celata eco.

E' il caso della "Ninna nanna di Barberino", in cui, ad un certo punto, come si vedrà dal testo, ci sono le "tre spose" (una delle quali fila, l'altra che annaspa e la terza che confeziona un cappello) che "nascondono" chiaramente il mito delle tre Parche, di origine probabilmente preindoeuropea e che ben trova posto in un componimento che doveva essere, in origine, una canzone che narrava un tragico fatto di guerra.

La nozione di "canzone più antica" è chiaramente labile in una canzone popolare. Nessuno la ha "scritta" e la sua attestazione è molto più tarda dei fatti che vi sono narrati o di cui vi si trova eco. Ma, nella fattispecie, nella canzone si fa menzione ad una "battaglia" tra Barberino val d'Elsa e San Gimignano (la città delle torri) che ci riporta a tempi veramente lontanissimi: la guerra tra i due comuni è infatti narrata in cronache del XII secolo ed è situata dagli storici precisamente all'estate del 1114.

Durante questa guerra, condotta come spesso accade a fasi alterne e senza un vero "vincitore", le cronache parlano specificamente del fatto che i barberinesi sarebbero penetrati in San Gimignano abbattendo alcune delle torri di cui quelle attuali, e per le quali San Gimignano è famosa nel mondo, sono solo pochi rimasugli. La menzione esatta di questo fatto nella canzone ci parla quindi della sua vera origine.

La "limatura popolare" è un fatto troppo complesso per poterne parlare troppo a lungo qui dentro; una cosa che, diciamo, potrebbe davvero paragonarsi alla levigazione dei cocci di bottiglia sciabordati dalle onde del mare.

E' quindi con deferenza e un po' di pelle d'oca che vado a trascrivere il testo di questa "ava", o relitto che sia, delle tradizioni toscane. Ancora viva, lo ricordo, alla fine degli anni '60 del XX secolo se una raccoglitrice brava e appassionata ha potuto ascoltarla dalla viva voce di una vecchia barberinese, forse il capolinea di una tradizione millenaria morente trasformata in una ninnananna dolcissima e dalla musica straordinaria.

Ma una ninna nanna dalla quale traspare la sua origine storica: la guerra, la fame e la povertà, ("e di pane non ce n'è un boccone"), la distruzione ("Barberino, corri corri, dettero fuoco a quelle torri").


Ninna nanna, il mio ciocione,
ché di pane non ce n'è un boccone.
Né del crudo e né del cotto,
né del macinato troppo.

Il mugnaio non è venuto,
lo potesse mangiare i' lupo,
i' lupo e la lupaia,
gli venisse l'anguinaia.

Anguinaia l'è mala cosa,
e più in su ci sta una sposa.
E più giù ce ne sta un'altra,
una la fila e una l'annaspa.

Una fa il cappellino di paglia
pe' portallo alla battaglia.
La battaglia e i' battaglino
dettero foco a Barberino.

Barberino, corri, corri,
dette foco a quelle torri.
Una torre la si spezzò,
i' bambino s'addormentò.

Una torre la si spezzò,
i' bambino s'addormentò.

(Articolo di Riccardo Venturi) 


Infine, della Caterina voglio ricordare la canzone che le dedico' uno Francesco De Gregori, tanti anni dopo l'esperienza della tournèe ...la canzone la conoscono in tanti, ma parecchi chiedono ancora chi era questa Caterina ...
Eh, la Caterina era una gran donna....razzaccia toscana di quelle bone, e secondo me dopo una buona bevuta la possiamo ancora vedere mentre vola per i tetti di questa terra che ha tanto amato....ma forse e' semplicemente la sbronza.


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